SaporItalia: Il Caciocavallo tra i Sassi

Set 15, 2016 | Saporitalia

11-1Dal nome della puntata già si intuisce dove siamo diretti. Visiteremo la provincia di Matera, alla scoperta della Capitale della Cultura 2019, città dei Sassi, il territorio limitrofo, fino alla scoperta di un prodotto D.O.P. che tutti ben conosciamo: il Caciocavallo Silano. Siamo nella magica Basilicata. Partiremo da Tursi, scoprendo un’antica città d’impianto arabo, per poi avventurarci a Craco, misterioso insediamento oggi abbandonato. Giungeremo sulla costa ionica per visitare Metaponto, perla della Magna Grecia. Risalendo verso l’interno entreremo a Montescaglioso e nella straordinaria Matera. Dopo aver visitato Grassano, concluderemo il nostro viaggio sul cielo sulle famose Dolomiti Lucane. Siete pronti a fare un volo con noi in questa splendida regione?

“Abbott u firr quonn i ccoll” (Batti il ferro quando è caldo)

Proverbio materano

In questa parte del sud il profumo è particolare, abbiamo il vento del mar tirreno, che si mescola con gli aromi di una campagna caratterizzata da stoppie secche e pietra calcarea. Partiamo alla scoperta di questa terra arcaica che a Tursi, prima tappa, si concretizza con la visita a La Rabatana. 11-2Il nome di questo antico insediamento deriva dall’arabo, infatti in questo quartiere di Tursi si insediarono i Saraceni, creando il primo nucleo della città. E’ estremamente affascinante percorrere la gradinata di accesso a questo quartiere arabo. Le case si elevano quasi tutte ad un piano e noi ci perdiamo nel fascino di queste abitazioni. Sembra di tornare indietro nel tempo. Molto simile al centro di Matera, anche se molto più piccolo, siamo certi che in futuro sentiremo spesso parlare di questa curiosa città e della sua valorizzazione. Per caso giungiamo davanti ad una chiesa del IX secolo, Santa Maria Maggiore. Questa custodisce affreschi e opere d’arte del XIII secolo, molto interessanti. 11-3Ma Tursi è una bella cittadina anche dal punto paesaggistico, dove le abitudini dei suoi abitanti sembrano essere ancora incontaminate dallo stress e dal logorio. Seguendo le indicazioni forniteci da un gentile contadino del posto giungiamo al Santuario di Santa Maria in Anglona. Meraviglioso e monumentale questo Santuario custodisce dei pregevoli affreschi, bisognosi di interventi di restauro, davvero sorprendenti. Mi è piaciuta molto la parte absidale che conserva integre le architetture medievali dell’XI secolo. Riprendiamo la strada perché ci attende un’altra sorpresa: Craco.

Questo paese fu abbandonato negli anni ’60 in seguito ad un’ampia frana. Da allora è noto come “La città fantasma” è il suo fascino è notevole. 11-4Per effettuare una visita è necessario richiedere l’autorizzazione alla mediateca comunale o ad una delle guide che accompagnano i visitatori dentro il borgo. La prima associazione che mi è passata per la mente, è stata con Pompei. In effetti Craco sembra cristallizzata agli anni in cui fu abbandonata e percorrere le sue stradine fin sopra la torre è un percorso davvero suggestivo. Nel 2010, il borgo è entrato nella lista dei monumenti da salvaguardare redatta dalla World Monuments Fund. Dall’altezza del castello di Craco, il mare inizia a far sentire la sua vicinanza. Scendiamo a sud e dopo qualche chilometro giungiamo in uno dei golfi più belli al mondo, quello di Taranto. Su questo arco marittimo grazie alla fertilità del terreno si insediarono popolazioni di origine greca. Sorsero delle importanti colonie in quell’Italia meridionale, definita poi Magna Grecia. A testimonianza di questo glorioso passato resta Metaponto.

11-5Mentre ci avviciniamo a Metaponto è facile lasciarsi incantare dal mare azzurro, dalle coltivazioni costiere, ma sono altrettanto significative le Tavole Palatine, i fianchi superstiti di un grandioso tempio dedicato al culto di Hera. Nel tempio extraurbano costruito intorno al VI sec. A.C. si pensava che fosse ospitata la misteriosa scuola di Archimede, e quello che ci appare oggi è uno spettacolo non sempre edificante. Erosione della costa, abusivismo e incuria purtroppo penalizzano questo luogo storico e millenario, che a mio avviso meriterebbe un piano di rilancio.

La prossima tappa è Montescaglioso, nota nel tempo per l’Abbazia di San Michele Arcangelo. Il borgo, molto bello e curato, è conosciuto anche col nome di “Città dei Monasteri” perché ospita quattro insediamenti monastici di notevole importanza. 11-6Decidiamo di visitare l’abbazia di San Michele, che ci sembra subito così imponente, risalente al XII secolo, è dedicata, a san Michele Arcangelo. L’immenso portale della chiesa e quelli del monastero insieme al campanile, di stile normanno sono gli elementi architettonici che per primi ci colpiscono. Nel pronao ci sono resti dell’antica costruzione. Fu trasformata a partire dal 1590: le navate laterali diventarono quattro cappelle per lato. Presenta una cupola cilindrica completata nel 1650 e soffitti a botte. Una curiosità, secondo alcuni, a Montescaglioso, proprio in questa Abbazia, si troverebbe l’elisir di lunga vita. Infatti nella biblioteca si troverebbero alcuni affreschi e dipinti che fanno riferimento all’Elisir e anche affreschi raffiguranti Elfi, e altre figure mitologiche. Presente anche la figura di Re Mida con le sue orecchie d’asino, che nella simbologia ermetica indica “una verità che non può essere svelata”. Diamoci da fare per trovare questo portentoso Elisir, io mi candido per testarlo.

materaDopo una passeggiata nel centro storico, riprendiamo la strada verso Matera, ormai città conosciuta in tutto il mondo, soprattutto per i “Sassi”. E’ incredibile come in pochi decenni la città ritenuta “vergogna d’Italia” per le precarie condizioni igienico-sanitarie degli abitanti del centro storico, sia diventata una delle mete più ambite del turismo internazionale e sia oggi una grande Capitale della Cultura. Aggirarsi per i vicoli è un’incredibile avventura: le chiese rupestri del Monte Caveoso, la Cattedrale, i sassi o la cripta del peccato originale. 11-8Tutti luoghi per amanti dell’arte nascosta. Sostare a Matera e immergersi nella sua atmosfera è un toccasana per l’anima, ammirare il centro storico che inizia a illuminarsi come un presepe sul far della sera, è un quadro che lascia un segno indelebile. Altro luogo nascosto, che è valso alla città il titolo di Patrimonio Mondiale dell’Umanità, è dato dal “Palombaro lungo” un’immensa cisterna d’acqua, paragonabile a quella di Istanbul. Da visitare assolutamente. Ma siccome noi siamo anche tipi da avventura, veniamo a conoscenza che poco distante da Matera c’è il ponte tibetano. Quale migliore occasione, siamo qui oramai, per non lasciarsela sfuggire. 11-9Pensate, è stato inaugurato pochi mesi fa, e congiunge due quartieri della città e garantisce uno spettacolo sul torrente gravina, che ha scavato il profondo canyon materano. Percorriamo i 35 metri del ponte sospeso, godendo del panorama, sul fiume e osservando la città dal basso.

Uscendo dal capoluogo ci dirigiamo verso Grassano, una delle capitali del brigantaggio post-unitario. Il paesaggio diventa aspro e brullo, siamo a ridosso delle murge i colori autunnali sono ormai quelli ricorrenti in questa stagione. 11-10Giungiamo quindi a Castelmezzano e ne approfittiamo per fare una passeggiata alla scoperta delle dolomiti lucane. E’ un gruppo di rocce che raggiungono un’altezza di 1100 metri morfologicamente simili alle Dolomiti alpine. Castelmezzano rappresenta una bella terrazza naturale per la scoperta di queste montagne vecchie più di 15 milioni di anni. Il clima è quasi di montagna, un bel fresco ci accoglie al nostro arrivo. 11-11Castelmezzano è anche famosa per il “Volo dell’Angelo”, con cui possiamo raggiungere “comodamente” e velocemente Pietrapertosa, senza toccare mai la terra, anzi in volo. L’esperienza è sicuramente adrenalinica, l’imbracatura, il casco, gli occhi aperti e ti agganci alla teleferica che in pochi secondi ti fa volare sulla vallata, attraverso un percorso di 1400 metri e alla velocità di 110 km/h da togliere il fiato. Un’esperienza unica che, una volta conclusa, vorresti subito rifare. Meravigliosa. E’ stata una passeggiata all’insegna dell’arte, della cultura ma anche del movimento e dello sport e a me questo volo ha fatto venire una fame, Mauro cosa hai preparato di buono per i nostri amici?

Allora Francesco, anche a me è venuta fame. Come tutti sanno, questa zona del sud Italia è nota anche per un prodotto D.O.P. che abbraccia ben cinque regioni (Calabria, Campania, Molise, Puglia, Basilicata). Sto parlando del caciocavallo Silano. caciocavallo-silano-dopUn formaggio davvero buonissimo, fatto di solo latte vaccino, dal gradevole sapore aromatico. Lo si può trovare di giovane maturazione, dolce al palato, oppure di maturazione più avanzata dal sapore piccante. Dunque, per questo percorso ho pensato a un piatto leggero ma gustoso, che unisse diversi sapori. Ho pensato di utilizzare la zucca e i fichi e di dare sapidità al piatto con un ottimo caciocavallo silano leggermente piccante. Un piatto all’apparenza povero, facilissimo da realizzare ma sorprendente. Unica pentola da utilizzare una piastra. Si, una piastra in ghisa, perché tutti gli ingredienti li piastreremo per ottenere una torretta di zucca, fichi e caciocavallo. Allora? Che ne pensate? Vi ho incuriosito? Bene, prendete un grembiule e seguitemi in cucina.

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Ingredienti per 2 persone:

  • 12 fette di zucca
  • 5 fette di caciocavallo silano semipiccante
  • 4 fichi freschi
  • menta q.b.
  • olio EVO q.b.
  • sale q.b.

img_9185Procedimento:

Pulite la zucca, privatela di semi e buccia. Tagliatela a fette di mezzo centimetro nel verso lungo della stessa. Lavate i fichi freschi, privateli di testa e coda e tagliateli a fettine. Prendete un pezzo di caciocavallo semi piccante e fatene delle fette di mezzo centimetro. Riscaldate una griglia in ghisa, arrostite le fette di zucca da ambo le parti. Conditele con olio, un pizzico di sale e menta fresca. Piastrate le fette di fichi. Un minuto per lato. Il fico deve leggermente caramellarsi. In ultimo, piastrate per pochi secondi il caciocavallo in modo che si fonda leggermente, ma che resti ancora compatto. Siamo pronti per assemblare la nostra torretta. Prendete due fette di zucca, ponetele su un piatto e adagiatevi sopra delle foglie di menta, due fette di fichi e una di caciocavallo. Ripetete l’operazione altre due volte. Infine decorate con una fogliolina di menta. Il nostro piatto è pronto per essere gustato. Francesco, andiamo a tavola? Buon appetito.

caciocavallo